Irlanda

Il giorno che incontrammo Roddy Doyle

Che ami l’Irlanda, è noto a molti di voi, cari lettori (Polaris Editore e Amazon).

Oggi vi racconto un libro che parla proprio dell’Isola di Smeraldo. Un libro scritto da un italiano che, come me, ama questa terra e ancora ci vive.

Nelle ultime settimane, ho intervistato per il mio blog Massimiliano Roveri, in arte Max O’Rover, autore de “Il giorno che incontrammo Roddy Doyle”, edito da Antonio Tombolini Editore e Editor in Chief and Social Media Community Manager della testata “ItalishMagazine” (http://italish.eu/).

ItalishMagazine è un progetto online dal 2009. Con i suoi quasi 800 post, è un blog sui generis sull’Irlanda: ci sono diverse sezioni con contenuti molto specialistici, anche se non mancano quelli più generici, più, se volete, “turistici”. Tutto ciò che sta tra la guida alle birre irlandesi da un lato allo spiegare il Mal d’Irlanda dall’altro; dai saggi su Roddy Doyle alla guida ai più bei parchi dublinesi.

Ma ora facciamo due chiacchiere con Max, che ne dite?

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“Ciao Max, che bello avere un dublin-iano nel mio blog. Raccontaci un po’ di te. Da quanti anni vivi in Irlanda? E perché? E dove? Quante domande, eh!”

“Grazie a te per avermi ospitato dentro al tuo scrigno dei viaggi, Vanessa. E le domande sono sempre ben accette!

Allora ….. Il 14 aprile inizia il mio quarto anno in Irlanda. L’Irlanda è il luogo che ho sentito come Casa (con la C maiuscola:  peccato che in italiano non si possa distinguere tra “house” e “home”) dalla prima volta che ci ho messo piede, nell’estate del 1999.

Le ragioni oggettive sono quelle che mi hanno spinto ad andarmene: ero reduce da una pessima esperienza di lavoro (mai capitato di essere assunto a caso, per un progetto che neanche esisteva? Ecco, a me sì) e avevo bisogno di provare a fare qualcosa di completamente diverso, citando i Monty Python. Sapendo che dovevo andarmene, e questo lo diceva la ragione, il cuore ha deciso dove: naturalmente l’Irlanda, a cui miravo da anni e che, appunto, era per me soprattutto un luogo dell’anima. IL luogo da cui ricominciare.

C’è una frase di un dublinese che stimo e ammiro molto, Glen Hansard: “Take this sinking boat and point it home” (“Once” OST – You Tube). Ecco, ho fatto esattamente questo.

Adesso vivo a Dublino, orgoglioso northsider, a Finglas: un posto che si chiama come un Ent de “Il Signore degli Anelli”, che per arrivarci si attraversa in autobus il Bosco di Odino, e che somiglia tanto, ma veramente tanto, alla Barrytown di Roddy (che non abita poi così lontano da casa mia…)”.

“Quindi Casa, con la C maiuscola, per te significa Dublino. Cosa puoi raccontare i miei lettori della capitale irlandese? Quali sono i tuoi posti del cuore? Oppure … meglio … un consiglio di viaggio!”

“Dublino per me è Casa. Sì, quella con la C maiuscola. È il luogo in cui mi sento me stesso, in cui, camminando per strada, mi sento parte di qualcosa, una sensazione molto bella che non mi era mai capitata quando vivevo nel luogo in cui sono nato.

Ovviamente Dublino è anche una bellissima città e quindi una meta turistica. Per dare qualche consiglio un po’ fuori dal coro e, ancora, da orgoglioso northsider, direi Bull Island, una bellissima spiaggia che fa da sfondo anche a libri di Roddy come “The Van” (tradotto in italiano come “Due sulla strada”, NdA) o “Paddy Clarke ah ah ah!”, i Botanic Gardens e il Cimitero di Glasnevin, che ha già seppellito più di un milione di dublinesi…”

 “Veniamo al sodo, ora: parliamo de “Il giorno che incontrammo Roddy Doyle” o “IGCIRD” Raccontaci tutto: come nasce il libro?”.

“Nel 2008 sono venuto a Dublino per un colloquio di lavoro. Ebbene sì, ci avevo provato. Ero sicuro al 100% che il colloquio fosse andato bene e quindi, finalmente sarei tornato a Casa.

Ma mi sbagliavo. IGCIRD è il risultato della metabolizzazione di quella sconfitta. Col senno di poi, non ringrazierò mai abbastanza il tipo che non mi ha assunto (era italiano, per la cronaca…).

Le vicende del libro prendono spunto da alcuni fatti realmente accaduti, da alcune “persone” che sono diventate “personaggi”, e, vista la mia grande passione per la letteratura irlandese e per Roddy in particolare, ho usato un suo libro, “La donna che sbatteva nelle porte”, come oggetto a cui ruotano le storie dei vari personaggi.

Adesso IGCIRD è acquistabile online (http://italishmagazine.stores.streetlib.com/en/max-orover/il-giorno-che-incontrammo-roddy-doyle/) e lo sarà presto anche in formato cartaceo, ordinandolo sempre online.

Nella mia testa IGCIRD è il primo libro di una trilogia.

Il secondo romanzo che ho scritto “Il mistero della pinta abbandonata”, e il terzo, “I diari di una statua”, sono collegati a IGCIRD ma non fanno parte della trilogia.

Se tutto va bene, usciranno un San Patrizio dopo l’altro, fino a “Tre vite”, il quarto libro che ho terminato di scrivere a Natale scorso. Adesso sto scrivendo il quinto romanzo, ed è una bella sfida, perché è il libro che non ero riuscito a scrivere la prima volta che avevo deciso di provare a diventare uno scrittore”.

“Molti dei miei lettori vivono in Italia. Verrai a presentarlo anche qui?”

“Sì, quando sarà disponibile il cartaceo. Appena ho certezza delle date, comincerò a pianificare alcuni incontri. I primi, indicativamente, saranno a Verona e in Toscana (Livorno, Firenze, probabilmente anche Arezzo). E se tutto procede come previsto, ci sarà una gran bella presentazione qui a Dublino…”

“Grazie ancora per il tuo tempo, Max. Ci vediamo in Italia … oppure … a Dublino, forse a maggio!”.

 Link utili:

http://italish.eu/il-giorno-che-incontrammo-roddy-doyle/

http://italishmagazine.stores.streetlib.com/en/max-orover/il-giorno-che-incontrammo-roddy-doyle/)

 

 Prima danza. Poi pensa. È l’ordine naturale delle…   Irlanda 

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