India

India: non solo Bollywood pt.1

Si continua a non poter viaggiare. Vi risparmio la descrizione di come mi sento: la immaginate da soli, anche se non mi conoscete benissimo e vi ritrovate per caso a leggere queste righe dall’altra parte del mondo.  A darmi un po’ di conforto in questo tempo sospeso c’è stato e continua ad esserci il cinema, perché l’arte salva, l’arte nutre. E allora ho pensato di scrivere due articoli sui film indiani che ho guardato in questi 12 mesi di stallo e di renderli disponibili su questo blog, perché forse anche a voi manca l’India. Oppure no, non vi manca affatto ma avete bisogno di un diversivo.

Bollywood: i 20 film più famosi della Hollywood indiana - Cinematographe.it

State tranquilli, non vi parlerò di Bollywood. Vi suggerirò film più accessibili per noi occidentali sia dal punto di vista visivo che dei contenuti. Film che raccontano un’India che – forse – non vi aspettereste.

Partiamo.

1983 – Calore e polvere

Mi piace iniziare questa lista da una storia incentrata sulle donne. Anna è una giornalista della BBC che torna in India per svolgere un’inchiesta sulla nonna adottiva, Olivia. Olivia, negli anni Venti, si trova in India in una città senza nome a seguito del marito, e allaccia una relazione con il Nawab locale. “Calore e polvere”, oltre ad essere una storia di costumi e restrizioni sociali che si sfaldano, vi racconta dell’attrazione e della repulsione tra due culture immense (quella indiana, e quella britannica). Se vi è piaciuto “Passaggio in India” di David Lean, anche “Calore e polvere” fa per voi.
Ps. Il film è tratto dal libro dallo stesso titolo di Ruth Prawer Jhabvala. Chiedete al vostro libraio di fiducia.

Bombay Summer (2009) | Writing for sharing

Bombay Summer (2009)

“Bombay Summer” sembra un film di Bollywood, ma gli unici canti o balli si svolgono su dischi malconci e in un nightclub infestato dalla cocaina. E in più, racconta di un triangolo d’amore tra Jaidev (Samrat Chakrabarti), un aspirante scrittore di famiglia benestante; la sua ragazza, Geeta (Tannishtha Chatterjee), una direttrice di design che lavora in ufficio moderno che ricorda quelli della City a Londra; e Madan (Jatin Goswami), un artista in difficoltà che integra il suo reddito consegnando droga. Proprio quest’ultimo seduce i suoi nuovi amici in gran parte dando loro accesso a un’India più vecchia, più povera (e quindi più vera) – attraverso i dischi d’epoca che colleziona, le locandine dei film hindi che copia, l’antico chawl (condominio) dove vive e il villaggio sul mare dove è cresciuto.

A Death in the Gunj - WikipediaA death in the Gunj (2016)

Per questo film, sono di parte. Sono di parte perché vede protagonista uno dei miei attori indiani preferiti, ovvero Vikrant Massey. Molti descrivono “A death in the Gunj” come film horror. E in effetti, la storia si apre con un cadavere che viene messo nel bagagliaio di una Ambassador blu. L’ambientazione è McCluskieganj, una città nel nord-est dell’India, negli anni Settanta, una zona infestata dallo spettro dell’impero coloniale britannico. Shutu (il nostro Vikrant Massey) è uno studente universitario problematico il cui padre è appena morto, ed è in visita a casa di sua zia. Qui una dinamica familiare contorta comincia a svilupparsi lentamente intorno a lui: i cugini di Shutu e i loro amici trovano modi sempre più crudeli per torturarlo; iniziano con uno scherzo che coinvolge una seduta spiritica e alla fine lo lasciano in una foresta infestata dai lupi. Ma al di sotto di questi “giochi di genere”, c’è una rappresentazione magistrale di come il patriarcato profondamente radicato in una nazione come l’India possa far marcire un albero genealogico. Shutu, infatti, è tormentato per i suoi crimini contro la mascolinità: legge e disegna, è tranquillo ed emotivo, e mostra paura invece di rabbia.

Prime Video: Road to Ladakh

Road to Ladakh (2008)

Anche in questo caso sono di parte, cari viaggiatori: uno dei protagonisti di questo film breve (dura meno di un’ora), è Irrfan Khan che purtroppo non c’è più, che molti in Europa ricordano in “Life of Pi” e in “The Millionaire” e di cui parlerò più avanti. La storia sembra banale: è il racconto di uno scambio di identità tra una modella cocainomane e uno sconosciuto taciturno. Si incontrano durante un viaggio verso il Ladakh, nella regione del Kashmir, al confine tra India e Pakistan.

In realtà, dietro alla storia di questo film, c’è tanto di più: molto prima che Irrfan diventasse una star internazionale, si è presentato in Ladakh con un braccio rotto per prendere parte a questo progetto. Ha sopportato di dormire in tende che si sono allagate, ha patito l’altitudine, ma ha mantenuto il suo impegno con il regista (esordiente, tra l’altro). E per il suo ruolo, non è stato pagato!

Inoltre: con la rapida comparsa dei monsoni, era imperativo che le riprese finissero in un impegnativo programma di sedici giorni. Un convoglio di quindici veicoli e due camion che trasportava generatori, attrezzatura da campeggio, una gru enorme e una tenda, ha superato il passo Rohtang e si è recato nella Spiti Valley, dove non piove mai… o almeno così dicono. Il disastro è avvenuto durante la discesa dai 4500 metri del passo Kunzum. In una zona dove nessuno aveva visto la pioggia per un decennio, ha iniziato a piovere durante le riprese. La strada si è semplicemente sciolta. Il lavoro si è pertanto dovuto fermare. Le tende si sono allagate mentre le temperature precipitavano. I sacchi a pelo non si asciugavano nel freddo gelido e la febbre ha colpito la produzione. Sei giorni su sedici sono stati così persi, ma … il film è stato poi fortunatamente prodotto e ora non aspetta che i vostri occhi.

Amal - Is Amal on Netflix - FlixList

Amal (2007)

Un povero autista di risciò di Nuova Delhi è l’eroe del titolo. Dai suoi fotogrammi iniziali, “Amal” trasmette un vivido senso dell’esistenza quotidiana nelle strade nella capitale indiana, dove il gentile e barbuto Amal Kumar guida i passeggeri nel risciò che ha ereditato dal suo defunto padre. Quando una delle sue clienti abituali, la bella e testarda proprietaria di un negozio Seth (Koel Purie), perde la sua borsa a causa di una giovane monella di strada, Priya (Tanisha Chatterjee), Amal insegue la ladra a piedi, solo per guardare con orrore mentre viene colpita da un veicolo in arrivo. La risposta di Amal a questa situazione rivela la sua natura fondamentalmente generosa. Così come il suo trattamento di un altro passeggero, il bisbetico G.K. Jayaram (Naseeruddin Shah), i cui insulti irascibili e l’impazienza non riescono a penetrare l’atteggiamento calmo e deferente di Amal. Ciò di cui Amal non si rende conto è che Jayaram, a parte i trasandati paramenti esterni, è un milionario che sta per morire.

Water - il coraggio di amare un film di Deepa Metha

Water (2005)

Concludo questo primo articolo dedicato alla cinematografia indiana con un altro film incentrato sulle donne e sulla loro condizione in India. “Water”, che in italiano è stato prodotto con il titolo “Water – il coraggio d’amare” è una storia importante per vari motivi: ambientato durante l’ascesa di Gandhi nel 1938 nella città santa di Benares, si concentra sulle privazioni vissute dalle vedove indù, ancora oggi un problema in un paese con 33 milioni di vedove (se volete leggere un libro che tratta anche questo argomento, cliccate qui).

“Water” è la storia di Chuyia, 8 anni. Il suo matrimonio, che lei nemmeno ricorda, è stato combinato dalla sua famiglia per ragioni finanziarie, non dura molto perché Chuya rimane subito vedova.

Secondo antichi testi indù, nella vita una donna è per metà suo marito e se lui muore, lei è per metà morta. Una vedova ha quindi tre scelte: può gettarsi sulla sua pira funeraria e morire con lui; può sposare suo fratello, se uno è disponibile; o può vivere il resto dei suoi giorni in isolamento e solitudine. Se sceglie la seconda, la via ascetica, entra in un ashram, si rade la testa, si veste di bianco in segno di lutto e cerca di espiare la morte del marito. A Chuya tocca l’ultima opzione e viene portata dai genitori in un ashram decrepito, dove dorme su una stuoia sottile in una stanza con donne più anziane e inferme la cui vita solitaria è stata spesa nella rinuncia. Cantano inni religiosi ogni giorno e chiedono l’elemosina per le strade. La gente le evita come la peste; molti indù credono che se si imbattono in una vedova, saranno inquinati e dovranno fare dei rituali di purificazione.

Il film è importante perché descrive il danno terribile che può essere fatto allo spirito umano quando regole e testi religiosi sciovinisti sono trattati come sacrosanti. Il trattamento disumano delle vedove in India da parte dei fondamentalisti indù è simile alla sottomissione delle donne da parte dei fondamentalisti cristiani, ebrei e musulmani altrove. È spaventoso vedere la religione usata per negare la dignità e i diritti delle donne.

Questo è tutto per questo primo episodo. Tra qualche settimana, vi racconterò altre storie dalla settima arte. Nel frattempo, fatemi sapere se questo articolo vi è piaciuto e vi è stato utile. Ciao!

 Precipitare in India   India: non solo Bollywood pt.2 

4 risposte a “India: non solo Bollywood pt.1”

    • Grazie mille, Lorenzo. La Settima Arte ci porta lontani, in un momento come questo in cui tutto sembra lontano. Non conosco il film che suggerisci, ma me lo sono segnata. Appena riesco lo guardo e poi ti dico! Un abbraccio!

    • Lo sai che sono una tentatrice LOL 🙂 Nelle prossime settimane pubblico la seconda puntata. Così ti faccio prenotare subito subito il biglietto per New Dehli!

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