Non-Luoghi

Perché viaggio

Viaggio perché ho bisogno di ricordare a me stessa che la normalità non esiste: i punti di vista sono per definizione relativi e tutti percorriamo traiettorie instabili, impazzite e mutabili. Parto per ricordarmi che non c’è nulla di assoluto e fisso.

Viaggio perché mi sembra d’essere nata per farlo: se non lo faccio, mi sembra di respirare a metà. Di essere a metà. Di buttare via tempo e soldi e energie. Viaggiare mi mette in gioco, che in italiano è un’espressione meravigliosa: crolla il vortice delle apparenti certezze, e si rischia, e si viene a compromessi con la nostra incredibile fallacità. Viaggiare è un enorme chissenefrega.

Viaggio perché mi sembra che più lo faccio, meno capisco: significa che sto ancora evolvendo e ho ancora tante storie da ascoltare, tanta musica da scoprire, tante mani da stringere, tanti treni da perdere e tanti abbracci da prendere.

Viaggiare mi ricorda che sul serio, in fondo in fondo, mi serve davvero poco. Lo dimostrano le dimensioni dei miei zaini che sono diminuite col passare degli anni: un paio di scarpe buone, due paia di mutande e di calzini asciutti, un paio di pantaloni e due magliette, e un pezzo di sapone. Che tutto si lava, e poi si asciuga. Che a volte servono dei maglioni, e a volte degli infradito, e un cappello e dei guanti, certo, ma ogni volta che torno da un viaggio guardo quelle decine di scarpe nella mia cabina armadio e non è che mi salutino, o che mi migliorino seriamente la vita.

Viaggio perché posso farlo: inutile fare gli splendidi e gli ipocriti. Viaggia chi ha la libertà – economica, sociale e culturale – per poterlo fare. Finisco spesso per dare per scontato questo stato di autonomia con cui ho avuto il gran culo d’esser nata, come donna, come essere umano. Potrei essere venuta al mondo in un’altra epoca, o latitudine, o situazione sociale. Vonnegut esortava alcuni suoi studenti a farci caso, quando le cose vanno bene. Viaggiare mi ricorda che per me, le cose, vanno proprio bene, e che devo  avere la decenza di apprezzarlo più spesso.

Viaggio perché non ho mai sentito davvero di appartenere ad un solo luogo: dico questo con amore immenso, senza passiva aggressività e senza spocchia. Nessuna fermata mi ha mai trattenuta completamente, perchè in fondo le ho amate e apprezzate tutte, sempre e nonostante. Parto affinché un nuovo posto mi scoppi dentro, e mi cambi, e mi ridimensioni.

Viaggio perché ho paura di morire: partire mi permette di nascere ancora e ancora e ancora, e di conoscere una nuova famiglia e nuovi amici, e mi regala amori e cuori infranti che si rinnovano ad ogni chilometro. Tutti entrano a far parte di me perché anche quando si parte da soli, non si è mai soli e chi incontro mi migliora, e mi peggiora, e mi fa ridere e crepare di dolore. Viaggio per incontrare centinaia di vite possibili che si estendono oltre all’unica che – apparentemente – mi è stata donata.

 Dove va di bello?   36 finestre 

6 risposte a “Perché viaggio”

  1. Aggiungerei che il viaggio è un momento indimenticabile di questa sempre più breve vita. Viviamo di momenti e allora possiamo pure dire che, il viaggio è vita!
    Buon viaggio amica mia.

    • Grazie amico mio bello! Hai ragione: il Viaggio è brevissimo, e girare per il mondo ci aiuta ad allungare la nostra permanenza qui, su questo piccolo, forte, incredibile pianeta. Ti abbraccio forte!

  2. Cara Vanessa, complimenti per le tue parole, vi si legge passione, onestà e positività. Una riflessione quella sul perché viaggiare che anche per me è necessaria. Davvero dovremmo essere grati ogni giorno per le possibilità che la vita ci offre!

    • Questi complimenti, detti da una grandissima viaggiatrice come te, valgono il triplo, cara Anna. Grazie e buon viaggio, sempre!

  3. Parole sacrosante, le condivido in pieno! Il viaggio è l’unico regalo che una persona possa farsi per crescere e aprire la sua visione del mondo,verso altre persone, altre culture, abitudini. Non c’è niente come il viaggio che ci possa far tornare a casa più ricchi nell’animo.

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